I can’t talk about my bags without talking about my family too.
Because beyond LaBonin, there’s a team that deserves its own story.
There’s Paolo that, even before me, believed in my skills and that my passion could become a job.
Maybe surviving in the same house encouraged him to push me this much: if I didn’t start selling the bags I was making we would get submerged by my creations. He helped me find the best partners for this adventure and, after some more or less lucky encounters, conducted me to the people I now work with since almost three years.
Giving up weekends of rest and tennis matches, Paolo started selling my bags because he knew I would have never gotten over the shyness of confronting who could decide if my style was working. And he did so while taking routes that I couldn’t see and succeeding in ways I would have never imagined. By tracing the way he made me understand that dreams are also meant to be fulfilled with effort and tenacity.
Giving up weekends of rest and tennis matches, Paolo started selling my bags because he knew I would have never gotten over the shyness of confronting who could decide if my style was working.
And there’s Leone.
Never have I watched a movie where I acted the role of mother.
When he was born I realized that in order to do it the right way I also had to cultivate my creativity, and that I had to keep on sowing a part of me that had been wandering in dry lands for too long to find the right balance. Leone is my compass: everyday he points the balance point of the time I have to dedicate to the important things in my life, in order to avoid the risk of falling. He understood very well the role of my bags, because when he’s mad at me, with a hint of jealousy he screams: “I’ll make those ugly bags of yours disappear!”. He makes me laugh so much when he says that. Leone is the uncontested arbiter of priorities: when I’m too absorbed by my work and I don’t make the right space for everything else, he makes me
understand it with the wisdom of a child.
He understood very well the role of my bags, because when he’s mad at me, with a hint of jealousy he screams: “I’ll make those ugly bags of yours disappear!”
Then, there’s Livia.
After a boy, a girl is a piece of cake! Soft and delicate, all sequin and frills in a stroll? Nothing could be more distant from reality.
She’s energetic, not compliant at all, strong and independent. She shoves herself through the conquer of her own space. She knows what she wants and what she doesn’t, and even if it’s hard to manage this phase of hers, I hope it’s a trait of her nature that will persist throughout her adventure. She loves my bags, she wears them and she drags them through the house like trolleys after a journey. When I created a small bag, one that finally fit within her range, she put her things inside of it right away and she wore it for days. She liked it so much that I trusted her instinct. I made the Livia bag in four different sizes and it was a good success.
When I created a small bag, one that finally fit within her range, she put her things inside of it right away and she wore it for days. She liked it so much that I trusted her instinct.
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Non posso raccontare delle mie borse senza parlare della mia famiglia.
Perché dietro a LaBonin c’è una squadra che si merita un racconto tutto suo. C’è Paolo che ha creduto prima di me che fossi brava e che la mia passione potesse diventare un lavoro. Forse è stata la sopravvivenza dentro la stessa casa che l’ha spinto ad incentivarmi tanto: se non avessi cominciato a vendere le borse che realizzavo saremmo rimasti sommersi dalle mie creazioni. Mi ha aiutato a trovare i migliori partner per questa avventura e dopo un po’ di incontri più o meno fortunati mi ha condotto dalle persone con cui ora collaboro da quasi tre anni.
Rinunciando a weekend di riposo e partite a tennis ha cominciato Paolo a vendere le mie borse perché sapeva che non avrei mai superato la timidezza del confronto con chi poteva decidere se il mio stile funzionava oppure no. E l’ha fatto intraprendendo strade che io non riuscivo a vedere e conquistando successi che non avrei mai immaginato. Disegnata la via mi ha fatto capire che i sogni con impegno e tenacia sono fatti anche per essere realizzati.
Poi c’è Leone. Non l’avevo mai visto un film in cui interpretavo il ruolo di madre. Quando è nato ho capito che per provare a farlo bene dovevo anche coltivare la mia creatività e che per trovare il giusto equilibri nel mio nuovo ruolo dovevo continuare a seminare una parte di me che da troppo tempo vagava in terre aride. Leone è la mia bussola: ogni giorno mi indica il punto di equilibrio del tempo che devo dedicare alle cose importanti della mia vita, per non rischiare di cadere. L’ha capito bene qual è il ruolo delle mie borse, perché con un pizzico di gelosia quando si arrabbia mi urla “te le faccio sparire quelle borsacce!” Mi fa tanto ridere quando me lo dice. Leone è l’arbitro indiscusso delle priorità, con la saggezza di un bambino mi fa capire quando il lavoro mi assorbe troppo e non lascia il giusto spazio al resto.
Poi c’è Livia. Dopo un maschio la femmina è una vita in discesa! Sarà pacata e delicata, lustrini e toulle, una passeggiata. Nulla di più lontano dalla realtà. Lei è energica, poco accondiscendente, forte e indipendente. Si conquista a spallate il suo spazio. Lei sa quello che vuole e quello che non vuole e, seppur difficile da gestire in questa fase, spero sia un tratto del suo carattere che la accompagni nella sua avventura. Ama le mie borse, le indossa e le fa strisciare per casa come pesanti trolley dopo un viaggio.
Quando ho realizzato una borsa piccolina, finalmente alla sua portata, ci ha subito messo le sue cose dentro e se le è tenuta addosso per giorni. Le è piaciuta così tanto che mi sono fidata del suo istinto. La Livia bag l ho realizzata in 4 taglie ed è stata un buon successo.
Paolo prima di diventare mio marito sul terrazzo di casa mia in una sera d’estate tra un bicchiere di vino e l’altro mi parlava dell’importanza di fare squadra nella vita e dava il via a metafore più disparate tra rapporti, allenatori, relazioni, amori in panchina e quant’altro. Al tempo ci risi su e pensai tra me e me che era un curioso modo di conquistare una donna quello di paragonare le relazioni a schemi calcistici e strategia da campionato. Peccato che alla fine aveva proprio ragione lui.